ANNO 14 n° 119
Peperino&Co.
San Faustino
una chiesa dimenticata
di Andrea Bentivegna
05/03/2016 - 02:00

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Tra le innumerevoli chiese viterbesi ce ne è una che sembra essere, ormai da troppi anni, quasi ignorata: San Faustino. La sua facciata, sulla piazza omonima, con l’intonaco cadente è di fatto l’emblema di come questo luogo stia inesorabilmente scivolando ai margini della memoria della città. Eppure da qui la storia, quella con la ''S'' maiuscola, è transitata.

Ma iniziamo con ordine. La prima cosa da sapere di questa chiesa è il nome, quello che comunemente usiamo è infatti incompleto dal momento che la chiesa è consacrata, oltre che al santo che dà il nome al quartiere, anche a santa Giovita.

Quanto alla storia vera e propria poco si sa, almeno per quanto riguarda la sua prima costruzione. Alcune notizie dobbiamo di fatto dedurle. Sappiamo infatti che questa parte della città, come ci racconta Scriattoli, iniziò a popolarsi dopo il 1172, a seguito della distruzione di Ferento, e fu inglobata nelle mura cittadine nel 1210. Proprio da questa data iniziò la costruzione di edifici di un certo rilievo come, ad esempio, la fontana ed è dunque probabile che anche la prima costruzione della chiesa possa essere fatta risalire alla prima metà del Duecento.

Originariamente seguiva il classico impianto che si può osservare in molti altri edifici sacri dello stesso periodo: tre navate scandite da colonne e tetto a falda ligneo. Ma sarà nel Cinquecento che questa chiesa diverrà davvero importante e per capirne il motivo bisognerà trasferirsi sull’isola di Rodi, in Grecia. Qui si erano infatti rifugiati i Cavalieri dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme. La storia di questo ordine inizia con la prima crociata e li vedrà protagonisti appunto in Terra Santa dove aveva il compito di difendere i pellegrini. Con l’avanzata degli eserciti dell’Islam il loro compito divenne sempre più arduo finché nel 1522 non furono costretti ad abbandonare la città santa di Gerusalemme e stabilirsi sull’isola di Rodi.

Nel 1522, tuttavia, le potenti armate di Solimano il Magnifico conquistarono l’isola e misero in fuga i cavalieri che chiesero dunque aiuto al Papa. Fu allora che Viterbo ebbe un ruolo fondamentale nella storia, dal momento che il pontefice Clemente VII decise che la nostra città sarebbe stata la loro nuova dimora e concedesse loro di stabilirsi presso la Rocca Albornoz, nell’odierna piazza della Rocca.

Fu in quest’epoca dunque che il Cavalieri di Rosi, questo era il nome con cui venivano chiamati allora, prese anche possesso della vicina chiesa di San Faustino.

Immagino che il nome dei Cavalieri di Rodi non evochi alcunché in molti ma forse sarà più familiare il nome che essi acquisiranno da lì a pochi quando lasciarono Viterbo e si stabilirono sull’isola di Malta dalla quale presero il nome con il quale tutt'oggi sono conosciuti in tutto il mondo.

La testimonianza più grande della loro permanenza nella nostra città si può osservare ancora oggi all’interno appunto della chiesa di San Faustino, Si tratta della preziosa icona della Vergine con bambino, detta Madonna di Costantinopoli. L'icona ancor oggi molto venerata è posta in una cappella in fondo alla navata di sinistra e fu donata alla città proprio dai cavalieri quando lasciarono Viterbo nella seconda metà del cinquecento.

Da allora la chiesa subì altri interventi che ne modificarono l’aspetto. Tra questi il più significativo lo si può senz’altro fa risalire al 1758 secondo il progetto dell’architetto locale Giuseppe Anolini e infine subì gli ultimi interventi ancora nel secolo scorso, precisamente nel 1911, che le conferirono l’aspetto con cui oggi noi la conosciamo.

È triste osservare come da oltre un secolo nessuno si sia occupato di questo edificio il cui stato di conservazione appare oggi molto precario. Ancora una volta un pezzo del nostro centro storico e soprattutto un pezzo di storia della nostra città è in pericolo e in pochi sembrano preoccuparsene.





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